Al risveglio realizzo che da oggi si fa sul serio. La tappa di ieri era un avvicinamento, il viaggio inizia da Dover. Faccio colazione con un bicchierone di caffè, un uovo sodo e qualche fetta di formaggio; il caffè è la parte peggiore. Caricata la moto, che eccezionalmente è rimasta in una viuzza di fronte l'ostello, posso iniziare l'itinerario di oggi. In tutto prevedo circa 400 km, prevalentemente autostrade, con tappa intermedia al sito di Stonehenge e tappa conclusiva a Cardiff, dove mi fermerò due notti. Riprendo confidenza con la guida a sinistra, e mi lascio guidare dal GPS che mi porta in autostrada. Le autostrade inglesi sono gratuite, ben tenute, in prevalenza a tre corsie e si viaggia molto bene. Nessuno guida attaccato all'altro, si guida entro i limiti -in miglia orari- che faccio ancora fatica a convertire in chilometri. Ma tengo le velocità che tengono gli inglesi e questo mi permette una buona media. Acquazzone. Accostato sulla corsia di emergenza, sotto un cavalcavia autostradale, per infilarmi il completo anti pioggia, coi camion che sfrecciano a pochi centimetri inondandomi di acqua. Non è proprio un buon inizio, penso che se questo sarà quello che mi attenderà in questi 17 giorni sono a cavallo...
In Inghilterra, e in tutta quella fascia, la pioggia se ne va con la stessa velocità con cui è venuta. Dieci minuti di forte pioggia sono sufficienti, poi il sole ricompare. Stonehenge è a metà itinerario ed è ben segnalato. Arrivo in un grande parcheggio, con posti gratuiti per le motociclette. Non nascondo certo l'entusiasmo per questa bella notizia e il parcheggiatore è felice di vedermi felice. Non vedo l'ora di vedere da vicino il sito, si vedeva già dalla strada che portava al parcheggio, ma da vicino sarà sicuramente un'altra cosa.
Il sito è uno dei posti più affascinanti che abbia mai visto. Carico di mistero, impregnato di fascino, si rimane a bocca e la mente elabora domande cui non sempre si riesce a rispondere. Si percepisce fin troppo il fascino, e durante la camminata sul percorso ad anello, si può vedere "il cerchio" in varie prospettive, ammirando ad ogni passo sempre di più.
In Inghilterra, e in tutta quella fascia, la pioggia se ne va con la stessa velocità con cui è venuta. Dieci minuti di forte pioggia sono sufficienti, poi il sole ricompare. Stonehenge è a metà itinerario ed è ben segnalato. Arrivo in un grande parcheggio, con posti gratuiti per le motociclette. Non nascondo certo l'entusiasmo per questa bella notizia e il parcheggiatore è felice di vedermi felice. Non vedo l'ora di vedere da vicino il sito, si vedeva già dalla strada che portava al parcheggio, ma da vicino sarà sicuramente un'altra cosa.
Il sito è uno dei posti più affascinanti che abbia mai visto. Carico di mistero, impregnato di fascino, si rimane a bocca e la mente elabora domande cui non sempre si riesce a rispondere. Si percepisce fin troppo il fascino, e durante la camminata sul percorso ad anello, si può vedere "il cerchio" in varie prospettive, ammirando ad ogni passo sempre di più.
IL SITO DI STONEHENGE
Di nuovo in sella, ho tempo a sufficienza per raggiungere la capitale del Galles senza fretta gustandomi la guida fluida in autostrada. Da Stonehenge non è poi un lungo viaggio raggiungere Cardiff. Una grande barriera di pedaggio annuncia un pagamento per il ponte "Second Severn Bridge" che attraversa il fiume Severn. Durante l'attraversamento un forte vento fa ondeggiare la moto e mi rannicchio un po' quasi ad avvolgerla completamente per opporre meno resistenza all'aria. Attraversare una dopo l'altra le campate del ponte, frammentate da enormi piloni ancorati da grossi tiranti, è un bel colpo d'occhio: anche i mezzi più grandi sembrano minuscoli davanti all'imponenza di questa struttura. Non sono riuscito a fotografarla, ma riporto una foto presa da Google Street View.
SECOND SEVERN BRIDGE , GALLES
Di fatto sono in Galles: che emozione. Vedere i primi cartelli di benvenuto nel nuovo Stato, scritto in gallese "Croeso y Cymru", "Benvenuti in Galles" mi fa sembrare di essere ancora più lontano, e non vedo l'ora di immergermi completamente in questa affascinante cultura, per me un mondo assolutamente nuovo e quindi tutto da scoprire. Ogni cartello, ogni indicazione, ogni cosa è scritta in due lingue: inglese seguito dalla corrispondente "traduzione" in gallese. Mi ricorda un po' la mia regione, dove il bilinguismo è oggi un motivo di orgoglio, piuttosto che di scontro. Mi aspetto molto da questo piccolo meraviglioso Stato che è il Galles, ho appena cominciato a scoprirlo e già mi sento completamente affascinato, incantato da un mondo per me fino a poco tempo prima irraggiungibile. Ad ogni cartello il mio sguardo si posa sulla traduzione in gallese, quasi a voler entrare sempre più "dentro" questa cultura lontana-vicina, ma non posso pretendere di imparare al volo qualche parola senza nemmeno saperne la pronuncia. Il GPS mi segnala l'uscita autostradale, manca poco. E' la prima volta che guido in una grande città sulla corsia di sinistra e i primi chilometri li passo a "studiare" la guida dei locali, sentendo però che non c'è nulla da temere perchè è tutto così tremendamente facile. La guida a sinistra non è complicata, e i gallesi guidano bene senza mettere pressione. Sono arrivato alla Guest House prenotata in anticipo dall'Italia, è in una via non trafficata proprio di fronte l'imponente Millennium Stadium, patria rugbystica della nazionale di Rugby: 75000 posti, uno degli stadi più passionali d'Europa. Domani visiterò tutta la giornata quella che sembra essere una città fantastica, di cui già sento l'atmosfera e della quale sono già innamorato.
IL MILLENNIUM STADIUM, DOVE GIOCA LA NAZIONALE GALLESE DI RUGBY